Il primo e più importante requisito che si richiede a chi vuole scrivere per il web è quello di saper scrivere e di saper scrivere bene, cioè, innanzitutto, senza errori. Già perché purtroppo in giro, in internet ma non solo, di refusi, inesattezze e veri e propri strafalcioni se ne vedono davvero tanti. Una pagina web, i contenuti per un blog o anche un post su un social network possono essere interessanti quanto vogliamo, ma se sono scorretti e sgrammaticati perderanno comunque gran parte della propria efficacia e metteranno inoltre in cattiva luce l’utente o l’ente pubblico o privato che li ha prodotti.
Come evitare errori nella scrittura
Nello scrivere, un errore di grammatica o di sintassi può capitare a tutti anche perché, in particolare se si scrive in italiano, la lingua è tanto bella quanto complessa. Per evitare di sbagliare, la regola numero uno da seguire è quella di verificare, verificare sempre, anche quando si ha solo un piccolo dubbio o quasi la certezza che un termine o una frase siano corretti. Anche sul web non mancano le fonti e le risorse a cui fare riferimento. Ve ne indico tre in particolare:
- Il vocabolario Treccani
- Il vocabolario Garzanti
- Il sito dell’Accademia della Crusca
Gli errori più diffusi nella scrittura web (e non solo)
Ci sono poi in particolare degli errori particolarmente diffusi nella scrittura web – ma non solo. Di seguito trovate un breve elenco di alcuni di questi, da evitare assolutamente.
- “Qual’è”
“Qual” è apocope di “quale”, non c’è elisione e quindi non ci vuole apostrofo, la forma giusta è quindi “qual è”. - “E’” al posto di “È”
Si vede spessissimo ed è un’inesattezza da evitare perché genera confusione tra accento (nella forma corretta) e apostrofo (nella forma sbagliata). - “Un pò” al posto di “un po’”
Come sopra ma al rovescio: in questo caso ci vuole l’apostrofo e non l’accento perché “po’” è la forma tronca di “poco”. - “Perchè, affinchè, poichè”
In queste e altre congiunzioni simili l’accento non è grave ma acuto pertanto le forme corrette sono “perché, affinché, poiché”. - “Piuttosto che” usato con il significato disgiuntivo di “oppure”
Anche questo errore è molto comune, soprattutto nel parlato, ma sempre di più anche nello scritto. “Piuttosto che” si usa nelle avversative e nelle comparative ed è quindi sinonimo di “anziché” e non di “oppure”. - “Computers, fans, teenagers”
I termini stranieri non si usano al plurale, ma sempre al singolare, a meno che non siano in uso nella lingua italiana proprio nella forma plurale, come ad esempio “jeans” o “avances”. - “Ad Edimburgo”, “Ed anche”
In questo caso non si può parlare di vero e proprio errore, ma certamente di un’inesattezza: la cosiddetta d eufonica dovrebbe infatti essere utilizzata solo in caso di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione “e” e la preposizione “a” precedano parole inizianti rispettivamente per “e” e per “a” (“ed ecco”, “ad Ascoli”).