Ci sono tutti gli ingredienti necessari: l’opportunità è alla portata di tutti, è storicamente il momento migliore, i costi sono bassissimi e i servizi gratuiti, perché quindi non farla bene?
Questa è la generazione digitale che verrà ricordata come quella dei pionieri: quelli che hanno scoperto una nuova terra, una nuova America, un nuovo mondo, un nuovo modo di comunicare: il digitale.
Fisiologicamente e per la legge dei grandi numeri nel fenomeno della comunicazione digitale ci sarà stata una grande fetta che avrà sprecato l’occasione, una fetta sottile di genialità anonime che non avranno trovato spazio o non saranno state riconosciute, un’ancor più sottile fetta di falsi miti che saranno stati osannati invano dalle masse ed una fetta di mezzo di personaggi cauti e moderati che avrà colto il potenziale nascosto nelle opportunità ed avrà fatto il necessario per poter ottenere tutto il possibile per godere di questo spazio digitale.
Questa fetta di mezzo è quella che ci interessa e di cui parleremo.
Questa fetta è composta delle persone che hanno compreso la grande opportunità celata nello spazio digitale con cui abbiamo riempito a forza questa generazione, questo mondo e la nostra vita.
Queste persone non si saranno lasciate sfuggire l’occasione di prendersi un posto, avranno creato comunicazione digitale di qualità e avranno goduto dei suoi benefici.
Un solo riferimento storico per capire
Immaginate di poter tornare indietro nel tempo di cento anni e di poter mostrare al nonno di vostro nonno che sta cercando di aprire il suo sudato e tanto desiderato negozio di scarpe, quella che è la nostra realtà digitale e tutto quello che è possibile fare attraverso la porta del nostro router (che modem è già un termine preistorico).
Cercate di immaginare cosa potrebbe significare per lui e come potrebbe vedere la possibilità di raggiungere ogni persona nel mondo quando il suo passaparola sarà la prima, e forse unica, forma di pubblicità per arrivare, se sarà stato fortunato, ai confini del suo paese.
Tutto quello che sarebbe potuto andare oltre questi confini gli sarà apparso costoso, difficile da organizzare e ancor più da realizzare, lontano dalle sue possibilità ed un’occasione che avrà desiderato forse per tutta quella che sarà stata la sua vita lavorativa.
Il principio della comunicazione digitale e la prima grande confusione globale
Comunicare è inviare un messaggio e la comunicazione esiste solo in relazione al suo fine in quanto la comunicazione è il passaggio di un’informazione da una sorgente ad una destinazione e quindi: perché ci troviamo nella condizione di voler (o dover) comunicare? Qual è il suo fine?
Nel contesto digitale il fine più comune è identificato in un solo termine: presentazione.
Presentare sé stessi o la propria attività, il proprio prodotto o la propria mission, convincere qualcuno a seguirci o dichiarare la nostra filosofia, le nostre ragioni, ciò che ci muove, descrivere la nostra storia, un passato, un presente ed un futuro.
Il termine unico che meglio identifica questa prima generazione della comunicazione digitale è: vociare.
L’essere umano, per sua natura, quando divarica mascella e mandibola non comunica, vocia. Vociare è un verbo difficile da coniugare perché nessuno vorrebbe che si usasse per definire il proprio tentativo di comunicare ma per lo più è il verbo che meglio rappresenta l’uomo nel suo primo, e più primitivo, tentativo di comunicare.
Siamo impulsivi, disorganizzati e poco strutturati. Pensiamo che il contenuto di una comunicazione sia sufficiente al suo fine anche senza la disciplina di una forma corretta e così, proprio come cerchiamo di utilizzare il nuovo microonde senza aver letto il libretto di istruzioni, con la comunicazione facciamo la stessa cosa: cerchiamo di comunicare senza aver prima imparato a farlo.
A seguito delle nostre incapacità c’è l’aggravante della nostra necessità di dipingerci migliori di quanto non siamo in realtà che, se non sbaglio, coincide con il mentire.
A seguito di tutto questo abbiamo visto apparire in internet un grande quantità di capitani d’industria, profeti, manager, filosofi, condottieri, eroi, poeti, artisti, pensatori, talenti che poi si sono rivelati tutti, o quasi, venditori di fumo e allora se dietro al grande manager c’era in realtà un tizio che aveva appena aperto una tabaccheria in centro con i soldi ereditati dalla prematura scomparsa dei nonni, i motori di ricerca (Google) si sono detti: “Attenzione a noi, motori di ricerca! L’uomo per sua natura è un gran frescone e tende a farsi più grande di quanto non sia realmente, forse è nostro compito evolvere l’algoritmo per scoprire questi imbroglioni altrimenti tra un po’ chi crederà più ai nostri risultati di ricerca?” E così la nuova America da scoprire è stata la qualità nella coerenza.
Internet si è preso una prima pausa di riflessione di un nanosecondo e ha detto: è tempo di cambiare! Abbiamo dato all’uomo troppa libertà ed è andata a finire che è stato confuso il più grande dono della storia: volevamo che tutti potessero aver una propria voce ed è successo che tutti hanno detto di tutto creando così la prima grande confusione globale.
A questo punto i motori di ricerca (sempre Google) hanno evoluto l’algoritmo al fine di poter individuare le falle del sistema e poter essere in grado di distinguere chi dichiara un valore che non possiede da chi invece un reale valore ce l’ha davvero e magari fatica un po’ a venir fuori per la grande confusione che si è creata.
A seguire, quindi, il primo criterio di scrematura del grande gruppo del tutti: coerenza fra ciò che si è e la propria rappresentazione digitale.
Fatto questo si può prendere in considerazione solo il gruppo dei risultanti e ricominciare il lavoro di poter creare una graduatoria sulla base di alcuni valori che vedremo nello specifico nei prossimi articoli e che per ora possiamo anticipare che creano un grado di qualità.
Intanto facciamo che se dici di essere rosso ci aspettiamo che tu sia davvero rosso, né giallo né blu.
Ma è davvero così importante continuare a credere nella comunicazione digitale?
Ora sì, più che mai, perché dopo questi primi anni di grande vociare c’è necessità di sostanza e di qualità riconoscibile e in cui si può credere, c’è quindi bisogno che si inizi a comunicare davvero, a comunicare in qualità con esatta corrispondenza fra reale e digitale, a pubblicizzare valore, e questo restituirà valore, ovviamente, solo a chi questo valore lo ha davvero.